Quando si parla di disturbi alimentari si pensa principalmente a due modi di approcciarsi al cibo: l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa. Nel primo caso i soggetti seguono in modo rigido e rigoroso un regime alimentare molto ristretto, nel secondo caso, invece, ai soggetti capita spesso di alternare momenti di dieta ferrea a momenti di abbuffata incontrollata a cui cercano poi di porre rimedio con quelle che vengono definite condotte compensatorie, ossia quei comportamenti che mirano a bruciare o eliminare le calorie ingerite (es. elevato esercizio fisico, uso massiccio di lassativi, vomito autoindotto). La marcata paura di prendere peso e una falsa percezione delle forme del proprio corpo sono gli aspetti che li accomuna.

Recentemente, è stato introdotto all’interno dei disturbi alimentari un nuovo tipo di condotta: il Binge Eating Disorder (BED). In questo caso, le abbuffate non vengono per forza seguite da quelle che abbiamo chiamato condotte compensatorie ma, Il soggetto avverte spesso la sensazione di perdere il controllo e di non poter smettere di mangiare. ? L’assunzione incontrollata di cibo nasce spesso a seguito di periodi di dieta ferrea oppure in conseguenza a forti emozioni che non si sa come placare. Ne emerge che il cibo sembra assumere il ruolo di regolatore emotivo. D’altronde, a chi non è mai capitato di “premiarsi” con qualcosa di sfizioso dopo una giornata particolarmente impegnativa, un successo ottenuto oppure un evento negativo (la vaschetta di gelato dopo la fine di una relazione è un must dei telefilm americani). Da questo punto di vista il cibo rappresenta l’unico modo per stare bene, ma al tempo stesso una trappola da cui non si riesce ad uscire.

E’ chiaro come in tutti e tre i casi, il rapporto con il cibo è sempre fonte di disagio, di vissuti emotivi negativi come la vergogna, la colpa, la tristezza e la paura e di un’immagine di sé tendenzialmente negativa.

 

Nell’immaginario comune si sono diffusi poi dei falsi miti sul disturbo alimentare che ne stigmatizzano la presenta e ne ostacolano la cura.

  • I disturbi alimentari non sono una malattia, ma una scelta stupida del soggetto. Falso. Nessuno sceglie consapevolmente di aver condotte alimentari non sane, al contrario, queste sono la risultante di un vero e proprio disturbo.
  • I disturbi alimentari colpiscono solo le donne. Falso. Pur essendo più presenti tra la popolazione femminile, negli ultimi anni è aumentano notevolmente il numero di ragazzi e uomini che ne soffrono.
  • Se gli uomini hanno un disturbo alimentare allora vuol dire che sono omosessuali. Ancora falso. Non ci sono dati scientifici che mostrano una relazione tra orientamento sessuale e presenza del disturbo alimentare. Eterosessuali e omosessuali hanno la stessa probabilità di svilupparne uno.
  • Si può riconoscere una persona con un disturbo alimentare osservando il suo fisico. Falso anche questo. Non è detto che una persona che soffra per un disturbo alimentare sia inevitabilmente o molto magra o molto grassa, ma talvolta ha un aspetto paragonabile alla maggior parte delle persone. E’ falso anche il contrario: persone molto magre o persone tendenzialmente grasse non per forza combattono con un disturbo alimentare.

E’ evidente come curare un disturbo alimentare richieda l’intervento di diverse figure professionali: uno psicologo che si occupi degli aspetti emotivi e cognitivi del disturbo, un nutrizionista che si occupi di educare il soggetto sui principali temi dell’alimentazione e lo aiuti a trovare una dieta equilibrata e un medico che tenga monitorati quei parametri che potrebbero subire alterazioni anche gravi a causa di una forte malnutrizione (alterazioni metaboliche, ipovitaminosi, scompensi cardiaci, patologie del tratto gastro-intestinale, ecc.).

Dott.ssa Micaela Fratus – Psicologa, Psicoterapeuta