Negli ultimi anni dire di “essere in ansia” sembra andare di moda: mi ricordo quando, facendo acquisti in internet, mi sono imbattuta in una maglietta con scritto “Pratico ansia a livello agonistico”. Quello che se ne deduce è che tutti proviamo ansia, qualcuno in modo più leggero, qualcuno in modo più intenso.

Ma che cos’è l’ansia?
Innanzitutto, partiamo con il dire che l’ansia è un’emozione e come tutte le emozioni ha una funzione e un modo specifico di farsi sentire. L’ansia si attiva quando si avverte un potenziale pericolo, oppure quando l’esito di qualcosa che stiamo vivendo non è certo. La sua funzione è quella di mettere l’organismo sull’attenti, di prepararlo ad una possibile reazione. Come lo fa? Di fronte ad un potenziale pericolo, il sistema nervoso attiva delle reazioni adattive nel nostro corpo come l’accelerazione del battito cardiaco, il respiro più veloce, l’aumento della sudorazione, l’irrigidimento dei muscoli e così via. A livello cognitivo, invece, l’ansia acuisce le funzioni attentive e la vigilanza. Questo è il motivo per cui, di fronte ad una sfida, spesso provare un moderato livello di ansia migliora la prestazione.

Ma cosa succede quando l’ansia diventa troppo intensa? In questi casi è come se il corpo andasse in tilt: le sensazioni fisiche sembrano fuori luogo e molto fastidiose tanto da essere fraintese con altre problematiche più gravi (sensazione di svenimento, paura di avere un attacco cardiaco) mentre le funzioni cognitive subiscono un progressivo peggioramento. La sensazione è quella di non riuscire a ragionare, di non riuscire a far funzionare la propria attenzione e la propria memoria e di avvertire sensazioni molto fastidiose, a tratti preoccupanti, associate all’incapacità di calmarsi.

Ma non è finita qui. Quando proviamo dei livelli elevati di ansia tendiamo ad attribuire la causa alla situazione o all’ambiente circostante e pensiamo che la soluzione sia quella di evitare di ritrovarci nelle stesse condizioni. Di fatto, se avvertiamo ansia quando siamo in metropolitana allora tenderemo a non prenderla più e poi magari inizieremo ad evitare tutto quello che le assomiglia come il tram, il pullman e tutti i mezzi pubblici in generale. Sebbene all’inizio questa soluzione ci sembra diminuire la possibilità di provare ansia, in realtà non ci permette di sperimentare la nostra efficacia a gestire diverse situazioni potenzialmente ansiogene.

Che cosa può aiutarci? La prima cosa è pensare che, dato che l’ansia è un’emozione, non è pericolosa. Può essere molto fastidiosa, quasi insopportabile, ma in nessun modo pericolosa. Come ogni emozione ha un andamento che prevedere un aumento e poi una diminuzione dell’attivazione; quindi come è arrivata, dopo qualche tempo tende ad abbassarsi in modo naturale. Come abbiamo visto, è associata a una serie di attivazioni fisiologiche che, sebbene ci spaventino, sono sensazioni che possiamo provare anche in altre situazioni. Per esempio, l’ansia accelera il battito cardiaco come lo farebbe una corsa, aumenta la sudorazione come il caldo di una giornata molto afosa e così via.

L’ansia, come ogni emozione, è influenzata da quello che pensiamo e da come interpretiamo la realtà circostante. Questo ci fa comprendere che non è la situazione ad essere potenzialmente ansiogena (la metropolitana, i luoghi affollati o l’aereo), ma la valutazione che facciamo di quello che sta succedendo. Modificando tale valutazione possiamo efficacemente abbassare l’attivazione dell’ansia.

Dott.ssa Micaela Fratus. Psicologa Psicoterapeuta.