Succede che si cresce e si diventa grandi respirando l’aria che ti sta attorno, assorbendo passioni e vivendo quotidianità. Succede che quello che ti circonda poi diventa una parte di te, ti indica la strada giusta da prendere, ti fa appassionare a una professione che non è solo una professione. Il dottor Diego Vezzola ha respirato quest’aria, quella dell’oculistica, da sempre: il padre Edoardo ha fondato, 40 anni fa, il suo primo ambulatorio proprio a Corbetta. “Erano – dice il dottor Diego Vezzola – davvero altri tempi, l’oculistica era tutta un’altra cosa rispetto a quella di oggi e credo che mio padre, insieme a quelli che insieme a lui hanno portato avanti questa specializzazione, sia stato un vero e proprio pioniere. Per una scelta dettata un po’ dall’intuizione e un po’ dal caso decise di aprire qui a Corbetta il suo studio: era in un appartamento, non lontano da dove oggi abbiamo aperto il centro medico”.

Diego Vezzola: oculista “perché lo faceva già il papà” o c’è dell’altro?

C’è dell’altro, anche se è innegabile che il fatto di aver respirato quell’aria mi abbia portato poi a fare questa scelta. Ma c’è dell’altro, sicuramente: tanto che io all’inizio avrei voluto fare l’internista. Per fortuna, poi, ho cambiato idea: ma ne sarei pentito amaramente.

Perché?

Perché l’oculistica è qualcosa di appassionante, qualcosa di dinamico, qualcosa che riesce a essere anche affascinante. Permette una diagnosi immediata, non sempre esiste una cura per il paziente che ti sta davanti ma quando c’è è una cura sia di tipo medico che di tipo chirurgico. Si tratta di piccola chirurgia, in grado di dare gradi soddisfazioni e poi c’è l’aspetto più bello: l’oculistica permette di restituire la vista a chi non ci vede. Diciamo che non ci si annoia mai.

Com’è nata l’idea di aprire un centro medico polispecialistico?

Più che un’idea è stata una scommessa, che cambiando strada più volte ci ha portato qui dove siamo ora. Diciamo che il momento di svolta è stato l’incontro con il dott. Alessandro Giglio, che mi affianca in questa impresa: lui ha un’esperienza importante con un centro medico a Castellanza, e la sua figura è fondamentale. Perché in una struttura come questa è importante esserci, è importante la presenza: io oltre a questo ho uno studio a Salò e non posso essere sempre qui, la presenza costante e competente di Alessandro ci ha permesso di nascere e ci permetterà di crescere.

Perché venire a farsi curare qui?

Dal punto di vista dell’oculistica, qui possiamo fare tutto grazie a una sala chirurgica ambulatoriale che ci permette di operare. La nostra forza è la capacità di seguire il paziente a 360 gradi, un paziente che si affida a noi totalmente per farsi curare e che affidandosi a noi di noi si fida. Rispetto all’ospedale, noi affianchiamo alla competenza la velocità: non facciamo perdere tempo al paziente costringendolo a fare avanti e indietro per tre o quattro volte a fare esami. No, noi facciamo tutto in una mattinata.

Com’è cambiata la sua professione, negli ultimi anni?

Non è cambiata la professione: è cambiato il mondo che ci sta attorno. Oggi un bravo medico non può accontentarsi di essere solo bravo dal punto di vista tecnico, ma deve saper comunicare. E su questo aspetto, io insisto davvero tanto: la comunicazione con il paziente è un punto che non si può sottovalutare e io credo che una grossa fetta della “bravura” di un medico oggi passi da qui.

Cosa fa, lei, quando comunica con il paziente?

Spiego. Spiego al paziente o ai suoi figli – perché spesso mi trovo ad avere a che fare con pazienti anziani – quello che faccio: qual è il loro problema, cosa si può fare per cercare di risolverlo, cosa possono aspettarsi dopo l’intervento. Quello psicologico è un lavoro importante e noi medici oggi dobbiamo essere tutti un po’ psicologi.

Oltre all’oculistica, cosa offre il Centro Medico Corbetta?

Siamo un poliambulatorio specialistico e rispondiamo a una grossa fetta delle esigenze e delle richieste del paziente. Ma soprattutto, offriamo una cosa: la qualità. Tutto quello che si fa qua dentro, lo si fa benissimo: e a questa regola, non verremo mai meno.

 

Francesco Caielli