Le malattie sessualmente trasmissibili sono circa trenta: diverse tra loro per gravità, diffusione, caratteristiche e cure. La sifilide è certamente una di quelle di cui più si parla, e che negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria esplosione di casi dopo che negli anni ’90 era regredita. Promiscuità sessuale, scarsa attenzione nella adeguata protezione in occasione dei rapporti, scarsa conoscenza dei rischi e delle possibilità di contagio: ecco le cause che hanno portato un aumento del 400% dei casi di sifilide rispetto al 2000.

IL MAL FRANCESE
La sifilide arriva in Europa dopo la scoperta dell’America: prima, nel nostro continente, questa malattia non esisteva. Portata dai marinai che appena tornati dal viaggio nel Nuovo Mondo si chiudevano nei bordelli con le prostitute, questa malattia è esplosa anche da noi: essendo una malattia sconosciuta, veniva battezzata con il nome del nemico contro cui si combatteva. In quel periodo l’Italia era impegnata in una guerra con la Francia, e così la sifilide venne battezzata con il nome di “Mal francese”.

QUATTRO STADI
La sifilide è una malattia batterica che si presenta in quattro stadi. Primaria, secondaria, di latenza, terziaria: quest’ultimo stadio, il più grave, oggi è davvero molto raro. E’ una malattia a trasmissione prevalentemente sessuale – il contagio avviene attraverso il sangue – anche se esiste anche il contagio materno-fetale, con la madre infetta che contagia il feto provocandone la sifilide congenita (che per più del 50% dei casi provoca l’aborto). Colpisce in prevalenza i giovani e gli adulti, anche se tutte le età sessualmente attive sono da considerarsi a rischio, e si trasmette attraverso un rapporto sessuale non protetto con una persona infetta.

I SINTOMI
Il primo stadio si manifesta con una piccola ulcera, che non provoca alcun dolore e assomiglia a una piccola sbucciatura: tale ulcera è localizzata nella maggior parte dei casi sugli organi genitali, anche se può presentarsi nella bocca (se c’è stato un rapporto orale con persona infetta) e più raramente sulla cute (principalmente sulle dita, utilizzate in occasione di rapporti sessuali). L’ulcera, nel giro di qualche giorno scompare da sola, e la sifilide da primaria diventa secondaria: ed è in questo stadio che la malattia si manifesta in altre parti del corpo – nelle mucose, sulla cute – sotto forma di violenti rash cutanei, macchie localizzate. Queste manifestazioni sono molto infettive e la malattia si trasmette facilmente con il semplice contatto. Queste manifestazioni si possono accompagnare con ingrossamento dei linfonodi, sensazione di stanchezza, febbricola.
Terminato questo stadio la malattia va in latenza, e può restare in questo stato per anni: è capitato di trovare gli anticorpi del virus in soggetti anziani, che l’avevano contratto durante la leva militare molti anni prima. La fase di latenza può essere seguita dal quarto stadio, il più grave ma anche il più raro, che vede il virus attaccare organi nobili del corpo: gli occhi, il sistema nervoso centrale… In questo stadio il virus può portare a invalidità gravi e anche alla morte del soggetto.

SESSO PROTETTO: SEMPRE
Due sono i comportamenti da seguire per evitare il contagio: l’astinenza sessuale oppure l’utilizzo del preservativo (anche in occasione di rapporti orali). I maschi omosessuali sono più soggetti al contagio, in quanto la mucosa anale è più fragile e più soggetta a lacerazioni e ulcere. Se si ha una relazione stabile (e fedele) si può chiaramente evitare l’uso del preservativo, ma è comunque consigliabile che i due partner si sottopongano a un esame del sangue per scongiurare il rischio di latenza.

COME SI CURA
La terapia si basa su una cura antibiotica, somministrata attraverso una serie di iniezioni di pennicillina: nel giro di pochi giorni la terapia debella la malattia e il soggetto è da considerarsi guarito. Attenzione, però: l’avvenuto contagio non garantisce l’immunità futura. Anche chi è già stato colpito della malattia e l’ha adeguatamente curata può in futuro, in seguito a comportamenti rischiosi, venire nuovamente contagiato.

Dott.ssa Laura Colli, dermatologa